Joseph Roth viaggia nel Sud della Francia da Settembre a Novembre del 1925 e le impressioni di quel viaggio sono raccontate in queste pagine. Sono tra le pagine più belle di Roth perché sono pagine felici. E si sente. Questo viaggio fu vissuto fin dal principio dall’autore come una liberazione dal grigiore opprimente della germanicità.
Per la loro stessa natura le “città bianche” della Provenza offrono luce, aria, respiro. Proprio quello che Roth andava cercando alla metà degli anni Venti. Quello, e il sapore della libertà, specialmente la libertà di muoversi e di osservare:
Ho guadagnato la libertà di passeggiare, tra signore e signori, tra cantanti di strada e mendicanti, con le mani nelle tasche dei calzoni, una contromarca di guardaroba appuntata sul cappello e un ombrello rotto in mano.
Leggendo questo libriccino, breve ma denso, quel che si fa subito notare è la palette. D’altronde la forte presenza cromatica è dichiarata sin dal titolo: c’è il bianco della pietra, c’è il blu del cielo, c’è il verde dei giardini. È la palette di un Sud che lo incanta e che considera “l’infanzia dell’Europa“. Il suo dunque è anche un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca di quel che è andato perduto ma che si può ancora scovare in quelle città bianche che lo incantano.
Per visitare le città della Provenza con Roth
Dove: Provenza
Quando: 1925
Titolo: Le città bianche
Autorə: Joseph Roth
Traduzione: Fabrizio Rondolino
Editore e anno: Adelphi 1987
Genere: narrativa di viaggio
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