I reportage di Geoff Dyer sono tanto insoliti quanto accattivanti e questo non fa eccezione. Anzi, è un libro che solleva molte domande e apre spazi di riflessione inaspettati mentre ci accompagna in lungo e in largo per il mondo in un viaggio multiforme e abbacinante. Come le Sabbie bianche del titolo, che sono quelle del New Mexico.
Dal New Mexico ci catapultiamo su alle Svalbard per ammirare a naso in su l’aurora boreale su alle Svalbard, poi voliamo verso le immense opere di earthwork nei vasti spazi americani e infine scoviamo memorie di luoghi ignoti ma significativi per chi ci trova quel che va cercando. Per esempio le radici della vita di qualcuno che abbiamo ammirato.
Mentre scopriamo gli angoli di mondo che Dyer ci racconta, siamo costantemente interrogati: perché ci spingiamo tanto lontano per cercare esperienze? Cosa ci aspettiamo da certi luoghi? E perché alcune località ci attirano fin lì, dove ci accorgiamo che tutto quel che c’era da trovare era dopotutto una delusione?
I libri di Dyer sono un po’ saggi e un po’ reportage ma non hanno voglia di ingabbiarsi in una categoria o in un’altra e sempre sfuggono ma sempre sono divertenti e stimolanti. Anche Sabbie bianche lo è.
Quattro passi al White Sands National Park?
Dove: per il mondo
Quando: oggi
Titolo: Sabbie bianche
Autorə: Geoff Dyer
Traduzione: Katia Bagnoli
Editore e anno: Il Saggiatore 2017
Genere: reportage
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