Il ferro evocato dal titolo resta sullo sfondo ma torna spesso a far capolino come fosse il sangue stesso dell’isola. L’isola è l’Elba, su cui Paola Cereda ambienta la sua storia basata su fatti storici reali. È il 1943-44, c’è la guerra, c’è il caos, ci sono i morti, le bombe. E ci sono Iole e Mario che si amano ma vedono appassire la loro felicità.
Tra l’occupazione e la liberazione si dipana la storia di Iole, rimasta sola ma ancora in piedi a scontrarsi col mondo. L’impressione che ho avuto di questo libro è che fosse molto corporeo. Non solo perché non si cela nulla della fisicità di scontri, barbarie e sangue ma anche perché le geografie sono sempre esatte. E al centro del racconto ci sono proprio i corpi: di Iole, di Mario, di Ibrah, delle donne, dei soldati.
Quando ho chiuso il volume ho continuato a pensarci per giorni. Mi ha ricondotto lì dov’ero stata anch’io – in altra epoca, per altre ragioni – e ci ero quasi morta. All’Elba ebbi un incidente stradale molto grave che quasi mi tolse la vita, sicuramente me la cambiò. Perciò ho letto questo romanzo con il cuore sempre a mille, riconoscendo i luoghi e sovrapponendo i miei ricordi alle vicende narrate.
Ma al di là delle considerazioni personali che legano il luogo alla mia biografia, il libro è molto bello, bella è la scrittura, bella è la storia, bello il viaggio che si intraprende con la lettura, anticipato da un incipit così:
Le parole mancanti, più delle altre, dicevano che si portava addosso una ferita che non chiamava mai per nome, per non nutrirla della sua stessa voce.
Dove: Isola d’Elba
Quando: 1943-44
Titolo: La figlia del ferro
Autorə: Paola Cereda
Editore e anno: Giulio Perrone Editore 2022
Genere: romanzo
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