Viaggi come riti di passaggio, viaggi come ricerca spirituale, viaggi come iniziazioni al mistero della vita ma anche alla sua irriducibile materialità. È di tutto questo che racconta Emanuele Trevi nel suo Viaggi iniziatici che non hanno niente a che vedere col turismo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni.
L’etnologo Marcel Griaule viaggia fra i Dogon del Mali. Il poeta americano John Neihardt nato nelle grandi pianure racconta i migranti europei che (anzi mentre) le occupavano scacciando le popolazioni che le abitavano. Knud Rasmussen ha affrontato il grande freddo a bordo di una slitta. Antonin Artaud si è spinto oltre ogni limite fisico e mentale tra i Tarahumara della Sierra Madre. Sono questi (e altri) i viaggi che Trevi disegna come mappe dello spirito e poi esplora come mappe geografiche.
Gli iniziati sono tutti occidentali che vanno cercando un mondo diverso, forse più autentico, vivido e vitale di quello che abitano nella vecchia Europa un po’ consunta. E arrivano in luoghi dove pensavano di essere superiori ma si scoprono pallidi, smunti, senza vita davanti ai misteri che si stagliano incontaminati e ferini e che non possono penetrare, per quanto ci provino.
È qui che il viaggio diventa iniziatico, che lo fosse o meno nell’intenzione alla partenza: quando l’io si spoglia di tutto e, nudo, si espone al nuovo, al diverso, all’altro da sé. Una morte simbolica che dà via alla trasformazione. Il senso ultimo di ogni viaggio.
Dove: il mondo intero
Quando: epoche diverse
Titolo: Viaggi iniziatici. Percorsi, pellegrinaggi, riti e libri
Autorə: Emanuele Trevi
Editore e anno: UTET 2021
Genere: narrativa di viaggio
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