Giuseppe Marcenaro è scrittore e saggista genovese i cui ultimi libri mi hanno conquistato uno dopo l’altro, a cominciare da Dissipazioni del 2018, con cui lo scoprii per la prima volta. Passaporti è uscito l’anno dopo incuriosendomi a tal punto che pur avvicinandosi il tradizionale periodo degli sconti di Il Saggiatore volli acquistarlo senza aspettare. E come potevo rimandare la lettura se il volume veniva definito
un libro ramingo, un libro di viaggi, un romanzo dallo sguardo in cammino.
L’autore è un instancabile flâneur che vaga tra i carruggi genovesi come tra i vicoli algerini, si lascia sprofondare nei bassifondi parigini e apre lo sguardo sulla Prospettiva Nevskij. E ovunque ci porta con sé, facendoci spiare Puškin nei caffè di San Pietroburgo prima del duello, Joyce ubriaco tra le stradine di Trieste, Kavafis ad Alessandria d’Egitto e Walter Benjamin col suo baule a Ibiza. E ancora seguiamo le tracce di Rimbaud in fuga a Harar, le smanie di Hervé Guibert all’Elba o Montale a Monterosso. Se non è un libro ramingo questo…
Il viaggiatore vide città che esistevano identiche duemilatrecento anni avanti che lui passasse. Era vestito di bianco e calzava sandali: era forse quella l’unica misura per rispettare un luogo. Riempiva il taccuino di impressioni. Al ritorno si accorse che le pagine erano bianche, come se la scrittura fosse scivolata via.
Nonostante il titolo il passaporto non ti serve per partire con Marcenaro
Dove: in giro per il mondo
Quando: ieri e oggi
Titolo: Passaporti. Un viaggio esoterico
Autorə: Giuseppe Marcenaro
Editore e anno: Il Saggiatore 2020
Genere: narrativa di viaggio, filosofia di viaggio
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