Leggere la Grecia #8: Piccola Gerusalemme. Salonicco di Elettra Stamboulis

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Elettra Stamboulis è italiana di origini greche, nata a Bologna nel 1969 da esuli della dittatura dei colonnelli. Piccola Gerusalemme. Salonicco, con i disegni di Angelo Mennillo, è uscito in greco, turco e francese ma in Italia è stato inzialmente pubblicato a puntate sulla rivista G.I.U.D.A. tra il 2009 e il 2011 e poi in volume nel 2018 per la casa editrice messinese Mesogea che con questo titolo ha inaugurato la collana Cartographic diretta proprio da Stamboulis e dedicata all’esplorazione di rotte narrative mediterranee.

copertina piccola gerusalemme salonicco eletta stamboulis

Piccola Gerusalemme. Salonicco di Elettra Stamboulis, illustrazioni Angelo Mennillo ed. Mesogea 2018

È un graphic novel che racconta la storia di Salonicco attraverso la lunga lettera che Romanos spedisce alla nonna durante il primo viaggio in Grecia alla caduta del muro di Berlino. Romanos è figlio di rifugiati greci comunisti in Bulgaria, dove è cresciuto. Riscopre le radici della propria storia camminando per le vie di una città stratificata e multiculturale. Sente di appartenere alla città sul cui tessuto – urbano, storico, sociale, culturale – si sono intrecciate molte lingue.

Abbandonata l’idea di diventare ingegnere, il protagonista studia glottologia proprio lì dove per secoli si sono sovrapposte, contaminate e sostituite culture e lingue. Dal regno di Alessandro Magno all’arrivo dei sefarditi scacciati da Spagna e Sud Italia nel 1492, fino all’ondata di profughi provenienti dall’Anatolia in seguito alla catastrofe di Smirne del 1922.

Passeggiando per Salonicco con Romanos attraversiamo la dominazione ottomana, la città diede i natali al poeta Nazim Hikmet e a Kemal Atatürk, l’incendio del 1911 e l’eccidio della comunità ebraica del 1943 che ne hanno cambiato radicalmente il volto. Per arrivare infine alla sanguinosa guerra civile. Nel corso del libro il protagonista affronta la damnatio memoriae che nel tempo si è stesa come un sudario sulla storia greca.

L’idea che emerge da questa lunga lettera d’amore, indirizzata alla città non meno che alla nonna, è che memoria e poesia, politica e bellezza, lingue e popoli possono e devono trovare il modo di convivere. Il titolo Piccola Gerusalemme fa riferimento a un episodio centrale della storia della città. Nel 1943 fu deportata l’intera comunità ebraica che costituiva quasi la metà della popolazione, cancellandone la memoria. Prima di allora Salonicco era considerata la Gerusalemme dei Balcani. L’episodio è significativo anche per Romanos, le cui origini sono greche ed ebree sefardite.

Sono le genti e le tracce che hanno lasciato in città, spesso seppellite dal cemento o dalle bombe, che costruiscono il racconto. Anche se le persone sono morte o andate via, edifici e monumenti sono spariti e le nebbie del tempo hanno velato ogni memoria, le loro impronte riemergono nella città contemporanea. Romanos le rintraccia nello sforzo di metabolizzare il sentimento di chi è cosmopolita involontario, privo di patria e lingua che possa riconoscere come interamente sue.

La foto di apertura è di di Dim Hou/Unsplash

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