Pressoché ignoto in Italia, Evghenios Trivizàs è invece molto noto in Grecia dove ha pubblicato più 100 libri mentre mieteva premi internazionali. Scrive anche per il teatro e dai suoi libri si traggono serie tv. Nel frattempo, come spesso accade agli scrittori greci, ha seguito una carriera parallela insegnando criminologia all’università di Reading, nel Regno Unito. In Italia ci sono ben due libri di Trivizàs tradotti, Cuscini magici e L’ultimo gatto nero. Oggi ti racconto quest’ultimo.
L’ultimo gatto nero di Evghenios Trivizàs, illustrazioni Stephen West trad. Maurizio De Rosa ed. Crocetti 2012
Sì, sulla carta questo libro è indirizzato ai bambinə ma se ti è già capitato di leggermi qua e là sai anche che io non credo a questa distinzione: la buona letteratura parla a tutti e questa è buona letteratura. Travestito da fiaba moderna, il racconto affronta temi molto seri che non si sviscerano mai abbastanza neanche nelle nostre vite adulte.
Quante volte neanche ci accorgiamo di abitudini radicate e inconsapevoli che avvelenano il mondo, le nostre vite e quelle altrui? Trivizàs le porta allo scoperto e si finisce la lettura pensando che chiunque può fare una piccola parte per rendere il proprio angolo di mondo un posto migliore. Anche soltanto tenendo gli occhi bene aperti.
No, non ci sono buoni sentimenti zuccherosi, c’è invece tanta fantasia per raccontare come razzismo, paura dell’altro, discriminazione siano radicati nelle vite di ciascunə. È troppo facile cadere nella trappola di ritenersi al riparo da queste convinzioni ed è facile anche il contrario, ossia convincersi che l’altrə sia davvero incarnazione di ciò che ci turba.
La storia raccontata da Trivizàs sembra una favola ma è la nostra storia, passata e – ahinoi – attuale. La premessa è questa: il Circolo dei Superstiziosi ha deciso di sterminare tutti i gatti neri considerati colpevoli delle disgrazie del paese. I veri responsabili se ne restano nascosti, l’attenzione viene sviata dai problemi reali e tutto si scarica su chi si pensa che possa incarnare ogni male. Ricorda qualcosa? Già…
Non ti racconto come si evolve la narrazione perché non voglio privarti del piacere di scoprirlo avventurandoti nella storia. L’esito però lo intuisci già: l’unica “bestia nera” da combattere è proprio la superstizione, la paura cieca e irrazionale di chi non è simile a noi e ha un colore della pelliccia diverso.
La foto di apertura è di di Dim Hou/Unsplash
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