Chi viaggia senza incontrare l’altro non viaggia, si sposta.
Alexandra David-Néel
Per molti anni, quando ho iniziato a viaggiare senza i miei genitori, prima con gli amici, poi anche da sola, viaggiavo per scoprire i luoghi. Anzi spesso mi disturbava la gente che veniva dentro le mie foto perché vagava proprio lì dove decidevo di immortalare un campanile, una piazza, una porta.
Oggi un po’ sorrido e un po’ alzo gli occhi al cielo per tanta ingenuità. I luoghi, senza la gente, sono gusci vuoti. Ce lo ha ricordato pure il Covid: ti ricordi quelle foto delle nostre città totalmente vuote, in quelle settimane terribili d’ansia? C’era chi diceva: che meraviglia, non le vedremo mai più così. Io mi sentivo gelare. Parevano prive di senso, oltre che di vita.
Intendiamoci, il sovraffollamento (non solo turistico) continua a darmi noia. Sono quella che non mette piede in spiaggia intorno a Ferragosto, smette di fare due passi a Taormina d’estate, non va neppure al cinema la domenica. Le persone che abitano i luoghi, invece, sono la vera essenza di quei luoghi. L’ho capito a un certo punto, proprio viaggiando da sola, e lì la prospettiva è cambiata totalmente. La riassume alla perfezione la frase di Alexandra David-Néel che riporto in apertura. Se vuoi scoprire che personaggio magnifico fosse, di lei ho raccontato qui.
La foto di apertura è di Annie Spratt/Unsplash
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