E ora, che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
Sono versi di Eugenio Montale, la parte finale di una poesia più lunga intitolata Prima del viaggio. Racconta gli accurati preparativi che facciamo tutti prima di partire: consultare orari e coincidenze, prevedere le soste, organizzare l’itinerario, verificare le prenotazioni, leggere le guide, cambiare le valute (questo non lo facciamo più, usiamo i pagamenti elettronici), fare la valigia e comprare quel che manca.
Confesso che per me, che amo pianificare, organizzare un viaggio è già partire prima ancora di uscire di casa. Mi sento in viaggio già sognando e pianificando il viaggio. Per anni, quando qualcosa andava storto rispetto al programma, che troppo spesso era serratissimo e fin troppo stipato, mi innervosivo. Finivo addirittura per rovinarmi la giornata.
So determinare il momento esatto in cui tutto questo è cambiato e l’imprevisto è diventato un’opportunità. È successo durante un viaggio in Polonia, era il 2015. L’ho percorsa per molti giorni esplorando il centro e il sud del paese usando solo i mezzi pubblici. Ogni volta che il viaggio mi invitava alla deviazione, io deviavo. È stato bellissimo, non solo perché mi ha permesso di scoprire ciò a cui mai sarei arrivata diversamente, ma anche perché ha prodotto in me un cambiamento, un’apertura all’avventura di cui da allora sono molto gelosa. Spero sempre che qualcosa vada storto, anzi dritto: dritto verso la scoperta inaspettata.
La foto di apertura è di Annie Spratt/Unsplash
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